A.I.C.S. BASKET

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Il pagellone di fine stagione... della Prima Divisione!

È giugno ed è un caldo asfissiante.

Una Squadra si ritrova dopo vari tentativi per fare una benedetta foto di fine anno... e finalmente ci riescono!?

Questa potrebbe essere l’emblema della stagione A.I.C.S. TUBOZETA BASKET FORLI' 2009/2010: tanta fatica, tanti “inghippi”, tanti problemi, per poi, una volta ritrovati, dimenticare tutto, divertirsi e stare bene insieme. Tante lamentele prima della foto, tante risate durante. Le persone, nel frattempo, non sono cambiate!? Ma come ha fatto una Squadra che ha fatto così tanta fatica anche solo per avere il numero minimo di atleti per allenarsi a finire una stagione imbattuta?? Procediamo con ordine.

Prima metà di agosto 2009, caldo paragonabile a quello che si è abbattuto d’un tratto su di noi in questo periodo, ed io, con la sabbia tra le dita dei piedi, con un misto di delusione e rammarico (e rabbia!), non faccio altro che sentire nella mia mente quello che Stefano Colombo, Head Coach della Prima Squadra di Serie C Regionale, mi disse al telefono durante un bellissimo giro in mountain bike sul lago di Garda un paio di settimane prima: “Ugo, non sei confermato, cerchiamo Under in altri ruoli”.

Il primo pensiero dopo quelle parole è andato verso i litri di sudore spesi nei pochi minuti d'utilizzo di quella stagione piena di problemi di Squadra, ma ancor più alla stagione precedente finita con la "cavalcata trionfale" in quel di Lugo con la promozione raggiunta. Ma andiamo oltre.

Eravamo rimasti alla sabbia tra le dita; il telefono squilla ed il nome del mio Presidente (Gabriele Ghetti, ndr), che consideravo ancora tale, compare sullo schermo del mio cellulare. Non è tipo da fare telefonate a caso, lui bada ai fatti, quindi non potevo aspettarmi altro che una telefonata importante e ricca di contenuti ma al tempo stesso chiara e sintetica. Come suo solito, insomma. Ricordo solo: “io e te, due chiacchere sul tuo futuro, il prima possibile”.

Due giorni dopo eravamo già seduti per una abbondante colazione al suo bar preferito. Era un sabato mattina, ma mattina vera, di quelle che uno non si alza a quell’ora per fare colazione con il proprio Presidente solo per fare due chiacchiere sul dove si è stati in vacanza. La proposta era sicuramente interessante, giocare una stagione da protagonista nel Campionato di Prima Divisione con il solo ed unico obbiettivo di vincere il campionato quest’anno, per poi tentare il colpaccio e magari vincere anche l’anno successivo. E la proposta per me era doppiamente interessante perché mi permetteva di portare avanti anche l’altra mia “carriera”, vale a dire quella arbitrale, che mira agli stessi obbiettivi di due promozioni in due anni.

Non ci misi molto a decidere, mi spiegò chi era il Coach (Domenico Matassini, ndr), che fino a li conoscevo poco ma del quale ho sempre avuto ottime impressioni, mi parlò dell’intento di acchiappare certi giocatori. Fin li aveva poche conferme, quindi uno avrebbe potuto prendere tempo per riflettere; io sentii che la cosa giusta da fare era accettare all’istante, per mandare un messaggio sia al Coach che al Presidente stesso: "il progetto è ambizioso ed io sono con voi, come lo sono stato da quando sono entrato in A.I.C.S. BASKET". E poi qualcuno avrebbe pur dovuto cominciare ad accettare, sennò si sarebbe sempre parlato di aria fritta... ma c'era un campionato da vincere!

Da quel giorno le cose cominciarono a girare e dal “basket mercato” ogni giorno arrivavano conferme ed arrivi. La Squadra c’era, eccome se c'era, una Squadra di cui mi sentivo onorato di far parte. Con la fine dell’estate, e dopo i primissimi allenamenti di gruppo, iniziarono le maggiori difficoltà della stagione: agli allenamenti l’entusiasmo scemava a diversi mesi di distanza dall’inizio di campionato, perchè parecchio più avanti rispetto alla data d'inizio dei lavori in palestra. Si perché quando c’eravamo tutti si passava dalla serietà e concentrazione degli allenamenti alla serenità e allegria degli spogliatoi, ma queste occasioni per un periodo troppo lungo si sono contate sulle dita di una mano. Così spesso eravamo in 9, 7 o 5, oltre che essere sempre dispari eravamo sempre pochi e il "malumore" (in senso buono) cresceva, e questo non faceva bene al gruppo, dato che si rischiava che da un momento all’altro qualcuno avrebbe mollato.

Le prime amichevoli non aiutavano l’aspetto emotivo, ma il gioco nonostante stentasse ad arrivare con continuità faceva intravedere lampi di un enorme potenziale, quindi la fiducia c’era... dovevamo tenere duro e continuare a lavorare, con pazienza. Con il campionato alle porte il clima si fece effervescente, la qualità degli allenamenti crebbe tutto d’un tratto, eravamo pronti fisicamente, ma soprattutto mentalmente, ad iniziare questa nuova avventura. E volevamo farlo nel migliore dei modi!

La prima trasferta fu tutto un entusiasmo, se non che un banalissimo errore di designazioni arbitrali (capita...) ci fece tornare a casa senza aver esordito, e con il sentore che la partita dopo sarebbe stata, oltre che difficile sulla carta,  difficile da gestire emozionalmente, in quanto avrebbe visto una squadra in casa con già 40’ di rodaggio contro una squadra al suo esordio assoluto a ranghi completi.

La vittoria a Riccione fu importante: da quella partita capimmo tutta la nostra forza e coesione, e capimmo anche i nostri limiti, che furono evidenti a tratti, ma si sa, bisogna conoscere i propri limiti meglio degli avversari se non si vuole rischiare di perdere...

Da lì in poi c’è poco da scrivere, ad ogni partita giocavamo sempre meglio, e abbiamo sempre giocato fino in fondo ogni singolo match rispettando pienamente l’avversario, con umiltà e passione, umiltà che non sempre si trova in persone che hanno calcato parquet ben più importanti di quelli da noi espugnati.

Partita e cena assieme diventarono il "leit motiv" della stagione, penso sia difficile trovare una Squadra che si trovava contemporaneamente così bene in campo e fuori. La personalità dei singoli veniva in secondo piano quando giocavamo assieme, e veniva anche messa scherzosamente in risalto durante "le pizzate": potrei dire senza esagerare che la gerarchia di età ed esperienza veniva fuori soltanto nei post partita, in campo tutti eravamo uguali e tutti siamo stati importanti alla stessa maniera, in quanto tutti abbiamo portato sempre un mattoncino utile alla causa. Una causa che si è poi dimostrata estremamente vincente (e convincente!).

Campionato vinto col 100% di vittorie... e siamo in Promozione!!! Per tutto questo, volevo ringraziare:

Ciccio, che anche se se n'è andato prima della fine, perchè portava sempre entusiasmo.

Tommy, amico fraterno e importante pedina quando c’era bisogno di pura intensità, cresciuto molto a suon di usare "la carota ed il bastone".

Mirko, pochi minuti in campo rispetto a quelli passati ad allenarsi, ha sempre lasciato da parte i mugugni per il bene della Squadra, risultando importante più per le cose che faceva attorno alla partita rispetto a quelle che faceva dentro il match.

Rupert, che non si capisce come uno possa passare da cecchino a spacca ferri tra allenamento e partita, grandissima mano in difesa, in attacco ci faceva girare molto bene.

Vitez, al grido di “che schema avevi chiamato??” I tiri più ignoranti di tutta la mia vita, ma anche i passaggi più irreali che abbia mai visto dal vivo.

Marcone, un omone dal costante e sinistro odore di sigaro, nettamente più importante dalla panchina che in campo, i suoi aneddoti sono leggenda!

Falcone, grazie per gli innumerevoli assist durante tutta la stagione, avrebbe potuto fare 40 punti ogni partita, si è sempre limitato a farne il meno possibile facendo divertire tutti.

Blond, grazie di tutte le tue spinte e le tue botte, dei canestri in faccia in allenamento e del tuo spirito agonista, arrivato in corsa ci ha ricordato a tutti che i campionati finiscono alla sirena dell’ultima partita.

Mimmo, radio accesa in difesa, desaparecidos in allenamento, ma quando contava c’era sempre.

Giglio, “timido” in attacco, spigoloso in difesa, tra lui e Mimmo accendono sempre diversi focolai durante le partite, e non sono sempre dei bravi pompieri!?

Faustone,  vorrei sapere il chilometraggio della sua macchina prima e dopo le partite, muro in difesa e generoso in attacco, nell’ultima partita fa vedere cosa vale in attacco se decide di tirare.

Nello, il Capitano, fa sistematicamente fessi tutti i poveri difensori che passano dalle sue parti con movimenti "old school", ma che evidentemente qualcuno dovrebbe cominciare a studiare; quando c’è bisogno di sicurezza, si va da lui.

Johnny, "arrivato in corsa", pochi minuti ed un dito fuori uso per un contatto accidentale, peccato perchè la sua difesa sarebbe servita ed il suo entusiasmo era contagioso, ha continuato a seguirci come se fosse sempre stato dei nostri.

Tullo, il nostro Team Manager, inizia ghignando nelle vesti di arbitro, finisce gestendo allenamenti e animi in maniera leggera ed oculata, da sempre una mano al Coach quando bisogna guardare più l’aspetto umano che tecnico.

Nick, il Coach. Beh, mica facile fare contenti tutti questi giocatori... lui ci riesce e porta a casa una stagione da 100% di vittorie, e anche quando le partite si fanno difficili lui fa sempre mantenere la calma e trova le motivazioni per portare a casa le vittorie.

Ghetto, il Presidente. Forse ci credeva ancora più di noi giocatori, ha messo a disposizione tutto quello che aveva e il grazie non è solo un dovere, ma è una cosa sentita, e che personalmente espando alle mie ultime tre stagioni.

Grazie a Tutti per questo anno e per questa "cavalcata trionfale", ci vediamo in palestra a fine estate, perché abbiamo portato a termine solo metà obbiettivo, la missione non è ancora compiuta…

Edoardo Ugolini